È un anno singolare, serve dirlo?,
tanto che abbiamo brama di finirlo.
Come se il passeggere di Leopardi
già non ci avesse detto ch’è ormai tardi
e che affinché il domani abbia speranza
quello che serve è uscire dalla stanza.
Presi da questo sentimento spurio
facciamo allora a tutti qualche augurio.
Auguri ai socialisti e ai sovranisti –
a quelli allegri e a quelli un po’ più tristi.
Auguri ricchi ai vecchi liberali –
che restino per sempre tali e quali.
Auguri agli assetati del vaccino –
che sia efficace almeno quanto il vino.
Auguri a chi non vuole vaccinarsi –
che siano tanti o pochi, ovunque sparsi.
Auguri infine a tutti quanti sanno
che non è il punto, il nuovo o il vecchio anno.
A chi, per quanto debole e insicuro,
non smette di pensare nel futuro.
A chi il futuro in fondo non l’attende,
perché sa che nell’ora è già presente:
a chi, e davvero non vi sembri un vezzo,
vive nell’ora non un intermezzo,
ma in questo desolato, freddo inverno
sa inginocchiarsi e chiedere l’eterno.
(© Daniele Gigli – Condivisione autorizzata a fini non commerciali citando la fonte)